Katabasis, o la discesa agli inferi, è un tema comune che si trova in un diverso numero di letterature epiche. L'eroe viaggia negli inferi o nella terra dei morti e ritorna, spesso con un oggetto di ricerca o una persona cara, o con una maggiore consapevolezza e conoscenza. Questo saggio prende la convenzione della katabasis come punto di partenza per addentrarsi nelle profondità letterali e simboliche della Morte e degli Inferi all'interno e al di sotto della narrativa epica omerica. Esplorerò innanzitutto il tema della mortalità che la katabasis drammatizza, e ci chiederemo che tipo di realizzazione questo incontro tra la vita e la morte potrebbe offrire – o che tipo di “guardare” un abisso potrebbe essere in grado di fare. L'analisi si concentrerà poi su brani estratti dall'Iliade e dall'Iliade. L'impermanenza della vita umana è la questione scottante per gli eroi di questi poemi epici, e per Achille e Ulisse in particolare. La condizione umana della mortalità, con tutte le sue sofferenze, definisce la stessa vita eroica. La consapevolezza che un giorno dovrai morire ti rende umano, distinto dalle bestie ignare del loro inevitabile destino e dalle divinità immortali. Ansie così profonde riguardo alla condizione umana sono organizzate dalla poesia omerica nel quadro della katabasi, con quelle di Achille e Ulisse che fungono da pietre angolari rispettivamente dell'Iliade e dell'Odissea. Le narrazioni catabatiche esemplificano la discesa dell'eroe fino al punto più basso del suo viaggio, il nadir, per confrontarsi con l'abissale consapevolezza subconscia della Morte. La visione che la vita è una volta per tutte e destinata interiormente corrisponde alla visione che la morte è altrettanto definitiva e obbediente alla stessa legge – fine inalterabile e conclusivo. L'identità eroica si realizza secondo i valori intrinseci che governano l'eroe in questione, e si conclude con la sua morte particolare. Gli eroi non sono stati ingannati o sedotti da un destino sconosciuto. La forza che lo attira verso la morte è originariamente in lui – in Patroclo, in Achille, in Ettore, in tutti coloro che con il loro eroico coraggio vi cadono. Ciò che scopriamo nell'Iliade sull'identità eroica è che è composta da opposti fatali, violazione clandestina di confini e leggi. Tutte le prove della condizione umana culminano nella prova finale della morte violenta in battaglia di un eroe guerriero, descritta in tutte le sue spaventose varietà dalla poesia dell'Iliade. Questa profonda preoccupazione per l’esperienza primordiale della morte violenta in guerra ha diverse possibili spiegazioni. Alcuni sostengono che la risposta vada ricercata nel semplice fatto che l’antica società greca accettava la guerra come una parte necessaria e perfino importante della vita. Altri cercano una risposta più profonda indicando il senso di timore reverenziale del poeta per le forze incontrollabili all'opera nell'universo, persino per un concetto personificato della Morte stessa, che poi diventa, attraverso i poteri artistici del poeta, alcuni
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